La nostra rubrica si è già occupata di mieloma (vedi l’episodio 17: Algoritmi super complessi e l’episodio 57: Residuato di valore). Effettivamente il panorama del percorso terapeutico del paziente con mieloma si sta facendo sempre più complesso (e affascinante) grazie alla introduzione di tante innovazioni tecnologiche; non solo: anche per la necessità di affrontare con opzioni differenti le situazioni cliniche molto eterogenee davanti alle quali il clinico si viene a trovare: situazioni legate non solo alle differenti caratteristiche della malattia, ma anche alle condizioni del paziente (che lo rendono più o meno adatto ad alcuni piuttosto che ad altri regimi terapeutici.
Nello studio del gruppo cooperativo francofono pubblicato da Manier su Lancet Oncology viene dimostrata l’efficacia di un regime con dosaggio totale di desametazone assai ridotto (solo due cicli) e quindi con la possibilità di ridurre gli effetti collaterali legati ai cortisonici. L’attenzione particolare nei confronti dei pazienti fragili con mieloma si è affermata sin dalla pubblicazione del fragility score dell'International Myeloma Working Group (IMWG) nel 2015: da allora molti studi randomizzati sono stati dedicati specificamente a pazienti con fragilità. Lo studio IFM2017-03 è il primo studio randomizzato di fase 3 focalizzato specificamente su pazienti anziani (età mediana di circa 80 anni) con fragilità e mieloma multiplo di nuova diagnosi. Lo studio mostra la superiorità di una strategia di risparmio del desametasone con lenalidomide più daratumumab rispetto a lenalidomide più desametasone, con una notevole sopravvivenza libera da progressione mediana per questa popolazione con fragilità PFS di 53 versus 22 mesi!).