La scoperta delle mutazioni attivanti di EGFR risale a venti anni fa. Nel caso delle più comuni mutazioni negli esoni 19 e 21, la disponibilità di osimertinib e altri inibitori di Tirosina Chinasi hanno fatto la differenza. Ma il 10% delle mutazioni riguardano l’esone 20 e in questi casi l’attività degli inibitori tradizionali è limitata.

Il trial EXCLAIM-2, pubblicato sul Journal of Clinical Oncology, sfortunatamente non riesce a dimostrare la superiorità di mobocertinib (un inibitore irreversibile di EGFR) rispetto alla chemioterapia in pazienti con NSCLC positivi per l’inserzione in esone 20 (ex20ins). Forse le conclusioni sul ruolo di mobocertinib sono un po’ affrettate, considerando i limiti metodologici del trial e la dimostrata efficacia del farmaco in seconda linea. Sta di fatto che l’opzione disponibile per questi pazienti in prima linea è la combinazione di amivantamab e chemioterapia. Tuttavia, non finisce qui la storia degli inibitori in questi pazienti: molte nuove e promettenti molecole sono al vaglio della ricerca clinica: zipalertinib, sunvozertinib, firmonertinib.