Un nostro podcast del 4 aprile si intitola “Governare l’incertezza”; a questo argomento torniamo: di particolare interesse anche quando nella pratica clinica quotidiana dobbiamo decidere sulla terapia adiuvante per pazienti con carcinoma del colon operato. È una questione di stima del rischio da cui non si può prescindere, perché le chemioterapie adiuvanti postoperatorie offrono maggiori vantaggi assoluti solamente se il rischio è elevato.

Claire Gallois lavora sui dati di due trials randomizzati, PETACC-8 e IDEA-France, e dei loro studi traslazionali collegati: analisi transcrittomiche sono in grado di chiarire il quadro e -anche qui- governare l’incertezza? Effettivamente un modello prognostico può essere sviluppato a partire dall’analisi transcrittomica separata del tumore e del microambiente tumorale. Vengono sviluppati due score: il primo con un approccio simile a quello dell’Oncotype per il tumore mammario (e quindi fondato soprattutto sulla valutazione della proliferazione); il secondo basato sulla conta dei Macrofagi M2 e dei Linfociti T. Questo “Immunoproliferative Score” -se associato al DNA circolante- diventa un potente indicatore prognostico capace di discriminare pazienti con carcinoma del colon in stadio III con rischio di recidiva inferiore al 20% da pazienti con rischio superiore al 75%