In due studi recentemente pubblicati sul New England Journal of Medicine il residuo di malattia - la Minimal Residual Disease (MRD) - serve da guida per la scelta del percorso terapeutico in caso di neoplasie ematologiche (mieloma e leucemia linfatica cronica). Nel trial MIDAS (Minimal Residual Disease Adaptive Strategy) l’Intergroupe Francophone du Myèlome ha selezionato quasi 500 pazienti MRD negativi (<1 cellula neoplastica individuata con NGS su 100000 cellule normali) dopo una terapia di induzione a quattro farmaci (la quadripletta era costituita da isatuximab, carfilzomib, lenalidomide e desametazone); questi pazienti sono stati avviati a trapianto autologo di cellule staminali e due cicli di quadripletta oppure sei cicli di quadripletta, senza rilevare differenze in termini di MRD a un livello maggiore di sensibilità (<1 cellula neoplastica individuata con NGS su 1000000 cellule normali).

Nel trial dell’UK CLL Trial Group l’MRD (intesa come assenza di malattia nel midollo osseo a due anni) viene utilizzata come endpoint primario in uno studio randomizzato di confronto tra ibrutinib + venetoclax, ibrutinib da solo oppure fludarabina + ciclofosfamide + rituximab. I risultati in temini di MRD, tempo a progressione e sopravvivenza depongono a favore della combinazione di ibrutinib e venetoclax.