L’incidenza annua stimata per il carcinoma cutaneo a cellule squamose è di 2,4 milioni di nuovi casi in tutto il mondo! La chirurgia è sempre stata il punto centrale del percorso di cura di questi pazienti, con guarigione in circa il 95% dei pazienti. Tuttavia, un sottogruppo di pazienti con carcinoma cutaneo a cellule squamose presenta una recidiva della malattia, locoregionale o a distanza, dopo aver subito un intervento chirurgico e aver ricevuto radioterapia adiuvante.

Cemiplimab è un anticorpo monoclonale anti PD-1 (PD-1), ed è già approvato per il trattamento del carcinoma cutaneo a cellule squamose localmente avanzato (cioè non adatto alla resezione) o metastatico, con una risposta che si verifica nel 47% dei pazienti e una durata mediana stimata della risposta di 41 mesi. Lo studio C-POST è un trial randomizzato di fase III che confronta cemiplimab con placebo in pazienti ad alto rischio di recidiva di carcinoma cutaneo a cellule squamose dopo l'intervento chirurgico e la radioterapia postoperatoria. E i risultati sono straordinari: differenza a favore di cemiplimab del 20% in termini di recidive a due anni. Dunque, mentre si sta affermando ovunque l’immunoterapia neoadiuvante (e anche noi abbiamo disquisito in questa rubrica sulla sua superiorità teorica) questo trial conferma un ruolo per ll’immunoterapia in fase postoperatoria. È anche il caso del NIVOPOSTOP, riguardante pazienti con carcinomi testa-collo a rischio di recidiva. Per tanti anni in questi casi non si è fatto altro che la chemioradioterapia postoperatoria e oggi si sa che aggiungendo il nivolumab si prolunga la sopravvivenza libera da malattia a 3 anni (63% versus 52%)