La Commissione Lancet sul carcinoma epatocellulare affronta il problema di questa neoplasia nei prossimi 25 anni. Secondo le previsioni del Global Cancer Observatory, l'incidenza dei nuovi casi di cancro al fegato aumenterà a 1,52 milioni e i decessi correlati al cancro al fegato aumenteranno a 1,37 milioni entro il 2050, ovviamente a livello globale. Si prevede anche che cambieranno le cause eziopatogenetiche. Certamente il virus dell’epatite B rimarrà la causa principale, pur in diminuzione (nonostante le incerte politiche vaccinali in molti Paesi); così come diminuirà il ruolo del virus dell’epatite C.

Al contrario, il carcinoma epatocellulare correlato all'alcol aumenterà dal 18,8% al 21,1% e la steatosi associata a disfunzione metabolica aumenterà (Metabolic Dysfunction-Associated Steatotic Disease, MASLD) dall'8,0% al 10,8%. In realtà almeno il 60% dei tumori al fegato è prevenibile attraverso il controllo di questi fattori di rischio e la lunga storia di malattia che può precedere l’insorgenza del cancro offre un’opportunità per studi di screening e diagnosi precoce. Infatti, è ben vero che ci sono stati notevoli avanzamenti in tema di terapia farmacologica e anche di tecnologie mirate alle terapie loco-regionali, ma i vantaggi sono limitati e la prevenzione continua a rimanere la strada maestra per questa neoplasia “epidemiologicamente minacciosa”.